Tutto iniziò con il simpatico colpo di mano che i soci organizzarono per me la sera dell’elezione del Presidente. Ricordo che invano cercai qualcun altro che allontanasse da me ancora per qualche anno tale onore‑onere, cavandomi di impaccio….
Tutto fu inutile ed il risultato fu la mia acclamazione.
Ripercorro con la memoria quell’ormai lontano anno e rileggo l’elenco delle attività svolte dal Club fornitomi dal solerte Oreste e mi stupisco e compiaccio ancora della loro molteplicità, interesse ed importanza. Non certo tutto mio merito, perché sono perfettamente consapevole che i presidenti passano, il nostro Club resta ed è un’istituzione ben salda con elevato livello di organizzazione, efficienza e serietà morale.
Ricordo però con piacere e nostalgia le serate organizzate con le conferenze a carattere culturale e d’attualità. Quella sulla ceramica savonese e su Giacomo Boselli, tenuta dall’arch. Gianni Bozzo della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici della Liguria, con l’intervento dell’esperto sig. Arrigo Cameirana; la conferenza del prof. Angelo Rossi, ordinario di storia dell’architettura presso la facoltà omonima di Genova che ci intrattenne su: “Il Neoclassicismo nella Liguria”, accompagnando poi le Signore ad una visita guidata su monumenti inerenti l’argomento; l’incontro con l’on. Carlo Casini, parlamentare europeo, che ci intrattenne sul tema: “I giovani e l’Europa”, che mi valse l’inaspettato e gradito compiacimento del socio Roberto Fresia. Era l’anno lionistico dedicato all’Europa, o qualcosa di simile, ed io naturalmente non lo sapevo; un po’ di fortuna deve aiutare anche i Presidenti più sprovveduti…
Indimenticabile fu la visita ai soci del Club di Sait Jean de Maurienne a noi gemellato, con la gita al lago di Annecy e Autcombe. Io mi considero un francofilo e mi diletto di letture e di cultura d’oltralpe; riesco perfino a spiccicare qualche parola di francese. Quella sera del meeting congiunto, nell’euforia e nell’entusiasmo generali, riuscii perfino a fare una specie di discorso in lingua, meritandomi la benigna ammirazione dei soci gemellati che dissero compiaciuti: “hanno un Presidente che parla francese!”
Tutti i nodi infine vengono al pettine, si dice. Ed infatti venne il momento della presentazione del bilancio. Era complicato dalle entrate straordinarie del Piatto dell’Estate, per inciso ricordo che entusiasmante fu il rapporto con l’artista Sosabravo, di cui seguii il lavoro e che fece uno tra i più bei piatti della serie. Tornando al bilancio, mi misi alacremente all’opera alla sua redazione e, dopo alcune notti insonni, tutto tornava al centesimo. Ma la forma lasciava a desiderare ed ero poco confortato dalla giusta presa di distanza degli esperti tesorieri uscente ed entrante! La sera della presentazione del bilancio si stava mettendo male; le critiche incominciavano a fioccare. Fui salvato ancora una volta da Roberto Fresia che proclamò: “un bilancio redatto da un architetto non può che meritare un applauso”. Il bilancio fu approvato con ovazione.
Tutto sommato nonostante le preoccupazioni di fare bella figura ho un buon ricordo dell’anno della mia presidenza (conservo gelosamente il martelletto sulla mia scrivanie dello studio, sempre guardato con rispetto dai collaboratori e dai clienti) soprattutto per il senso di onnipotenza, si fa per dire, di determinate scelte, sopportate stoicamente dai soci in quanto, non vorrei essere impertinente, i presidenti per fortuna durano per un arco di un solo anno sociale.
Giuseppe Martinengo